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Fresu Paolo
Paolo Fresu è un pittore, scenografo e scultore astese classe 1950.
E' un artista dinamico e curioso che sperimenta diversi stili di comunicazione, creando opere ricche di contenuti. Paolo Fresu studia al Liceo Artistico di Torino ed all'Accademia Albertina, che interrompe per dedicarsi alla scenografia teatrale, cinematografica e televisiva collaborando a importanti opere come: “Come e perché crollò il Colosseo” di Luigi De Filippo, a Napoli nel 1981; “Grunt” di Giorgio Faletti e Andy Luotto, a Roma nel 1982; “Fantastico 90”, RAI 1, a Roma nel 1990; “Il malato immaginario”, al Teatro Asti.
A partire dagli anni ‘60, dopo un periodo di sperimentazione, in cui crea insolita figure materico cromatiche grazie all'influenza delle tendenze europee del periodo, Fresu inizia a raffigurare ironicamente la rappresentazione della borghesia e del potere della nostra società, tecniche più complesse, creando collages ed assemblaggi polimaterici d’intento surreale. La figurazione dell’immaginaria allegoria umana (re, regine, generali, prelati, arlecchini e popolani) assume nei cicli pittorici recenti una profonda simbologia, esaltata da un serrato contrasto chiaroscurale e timbrico.
Nel 1992 realizza il Manifesto e la scultura premio per “Astiteatro 14”; nel 1997 dipinge i Drappi del Palio di Asti; accanto alle numerose personali, si annoverano recenti allestimenti antologici in Asti: Foyer del Teatro Alfieri (1992), Antico Battistero di San Pietro (1997) ed in Alessandria presso il Complesso Conventuale di San Francesco (2000).
Le sue principali mostre sono state le seguenti:
-Asti, Palazzo Alfieri 1961
-Torino, grafica del caffè Ferrero 1967
-Milano, studio Zero 1976-1978
-Bari, Artefiera 1978
-Milano, teatro San Babila 1979
-New York, Coliseum 1980
-Portofino, Silver Sea 1983
-Asti, Il Platano 1988
-Asti, Foyer del Teatro Alfieri, Antologica 1992
-Asti, stazione ferroviaria, dipinto per il novecentenario del Comune, 1995
-Alessandria, ex convento di S.Francesco, Antologica 2000
-Torino, galleria d'arte, 2004
-Roma, Museo del Burcardo, 2007