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Cavedon Giampietro
Giampietro Cavedon, classe 1951, è originario di Marano Vicentino, dove da allora vive e lavora.
Avendo iniziato a dipingere e ad esporre giovanissimo, da anni partecipa a importanti concorsi nazionali e le sue opere vengono esposte in importanti rassegne dove ottiene premi e riconoscimenti. Tra questi ricordiamo il primo premio alla Biennale di Civitella della Chiana e ai concorsi di Arco, Asolo, Schio, Zugliano, Fratta Polesine.
Ottiene risultati importanti al Premio Agazzi di Mapello, alla Biennale di Soliera, alla Biennale di Osio di Sotto, al Premio G.B.Cromer di Agna, al Premio di Cordignano, al Premio Chimera di Arezzo e alla Biennale di Fiume Veneto.
Le sue opere sono state esposte a Bruxelles, Roma, San Francisco, New York e Barcellona.
Le ambientazioni di Cavedon, dai paesaggi urbani agli interni domestici o industriali, sono immersi in un’atmosfera densa di evocazione. È l’azione della memoria che cerca di mettere a fuoco i ricordi, la mano che muove il suo pennello, i contorni sfumati palesano l’impossibilità di afferrare nitidamente le immagini. Quello che rappresenta l’artista nelle sue opere non è quello che si vede ma quello che egli vede e ce lo riporta attraverso il filtro della sua mente. Allo spettatore non resta che indovinare, intuire, cercare tra gli oggetti e i contorni abbozzati una dimensione malinconica, sfuggente e che forse non si farà mai svelare.
Giovanni Granzotto scrive di lui: “gli elementi rappresentati […] nei suoi quadri, diventano soggetti, attori, più o meno involontari, ma sempre principali. L'esigenza primaria, che si tramuta allo stesso tempo in momento ispiratore, in pulsione, in emozione non trattenibile, in carica vitalistica, consiste sempre nel bisogno di raccontare, più che descrivere; e ancor prima del racconto, di ricercare la natura sotterranea, celata, insidiosa o entusiasmante, delle cose. Riconoscere. Ecco Cavedon muove alla ricerca, nel tentativo di riconoscere i segnali che gli oggetti, i paesaggi, le figure, indipendentemente dalla loro identità personale, continuano a mandarci, per farci superare l'apparenza, per farci entrare in quell'altra realtà, nella loro realtà.”